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La nuova Sardegna - 28/08/2013

 

È merito della prontezza di alcuni piloti di aerei che sorvolavano il Tirreno se la capitaneria di porto di Olbia è riuscita a sventare il pericolo di un inquinamento che avrebbe potuto abbattersi sulle coste galluresi. Sono stati infatti loro a notare la presenza di una enorme chiazza di carburante, avvisando la torre di controllo che ha fatto trasmesso la segnalazione alla sala operativa della capitaneria.

E’ successo intorno alle 8.40 di ieri: dalla torre di controllo del “Costa Smeralda” è giunta la comunicazione che a sud di Capo Figari, più precisamente a un miglio dall’isola di Figarolo, vi era un copioso inquinamento da idrocarburi, avvistato da alcuni aerei in arrivo a Olbia. Immediatamente è stata allertata la motovedetta Sar Cp 306 che, al comando di Giancarlo Tondini, ha mollato gli ormeggi per dirigersi verso la zona del presunto inquinamento. Nel frattempo sono stati interrogati i comandanti delle navi in ingresso ed uscita dal porto di Olbia, i quali hanno confermato la presenza della macchia, presumibilmente di carburante.
Arrivati sul luogo della segnalazione, gli uomini della motovedetta hanno constatato che la zona interessata dalla presenza di sostanze inquinanti era di dimensioni notevoli, circa 200 metri di larghezza per 800 di lunghezza.

Non c’era tempo da perdere: la sala operativa ha allertato subito la direzione generale per la protezione della natura e del mare del ministero dell’ambiente per richiedere l’impiego del rimorchiatore Koral della ditta Castalia, di stanza a Golfo Aranci, in grado di operare con le panne assorbenti, al fine di circoscrivere ed eliminare la pericolosa chiazza e scongiurare rischi per l’ambiente e per la vicina Area marina protetta di Tavolara–Punta Coda Cavallo. Dopo circa 5 ore di intensa attività, il carburante è stato completamente rimosso.
Non è tutto. Durante le operazioni, all’interno dell’Amp, il battello Gc B41, temporaneamente dislocato nella base navale di Puntaldia, ha rinvenuto, nelle acque antistanti Costa Corallina e Porto Istana, tre palamiti non consentiti dalla normativa sulla pesca, posizionati a 100 metri di distanza dalla spiaggia, non correttamente segnalati e dunque pericolosi per la navigazione e la balneazione, procedendo al loro sequestro.