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Il Secolo XIX - 17/02/2014

 

Il 17 gennaio 2014, una frana si è staccata dai terreni di proprietà privata sovrastanti la linea ferroviaria Genova-Ventimiglia, in prossimità di Andora, invadendone la sede al passaggio del treno Intercity 660. L’urto ha determinato lo svio del locomotore e della prima carrozza.

Il maggior elemento di criticità - precisa l’ing. Macello - era il locomotore, inclinato e appoggiato con le ruote dei due carrelli esterni lato mare, sul ciglio della sede ferroviaria. Verificata la stabilità del locomotore e della prima carrozza, abbiamo cominciato a valutare le diverse opzioni per la rimozione del mezzo, considerando anche che sulla quarta carrozza incombeva il terrazzo dell’abitazione coinvolta nella frana: un manufatto di circa 400 tonnellate che, nei primi giorni dopo l’accaduto, si era rivelato pericolosamente instabile, tanto che la distanza tra il terrazzo e la base della frana si era ridotta a circa una decina di metri.

Tra le numerose proposte, quella della società Vernazza ha da subito convinto i tecnici di Rfi. «Il progetto di Vernazza - spiega il direttore Macello - prevedeva l’utilizzo di una chiatta galleggiante, auto affondante e ad assetto variabile, attrezzata con due gru principali e tre gru ausiliarie; la chiatta, fornita dai Cantieri Mariotti, sarebbe stata trainata da Genova ad Andora e quindi avvicinata il più possibile alla costa grazie ad un rimorchiatore d’altura e da altri due rimorchiatori più piccoli forniti dalla società OROMARE di Genova.